Il giorno precedente la riunione del 12 novembre u.s. abbiamo unitariamente inviato all’amministrazione una richiesta di approfondimento dell’informativa sulla riorganizzazione e chiesto la presenza del Direttore dell’Agenzia delle Entrate al tavolo. Le due cose (approfondimento dell’informativa e presenza di Ruffini al tavolo) non sono strettamente connesse ma rispondenti a due esigenze diverse: il deteriorarsi delle relazioni sindacali e la scarsa attenzione che l’Agenzia sta dedicando alle questioni che riguardano i lavoratori dell’Agenzia.
Pur consapevoli che il preavviso dato all’Agenzia era molto stretto, abbiamo deciso di partecipare alla riunione di ieri perché riteniamo che, quando ci sono problemi da risolvere, si debba farlo al tavolo delle trattative e non scappando e buttandola “in caciara”, come stanno facendo altri “sindacati”.
Ieri, il Capo Divisione dottor Palumbo ci ha comunicato che il direttore dell’Agenzia non era disponibile e ha proposto di dare lui, in quanto delegato, le informazioni richieste per poi passare alla contrattazione sugli articoli 17 e 18. Come capita frequente, non ha fatto mancare la battuta al veleno, dicendoci che se non volevamo firmare accordi sulle posizioni organizzative potevamo anche dirlo subito.
Gli abbiamo risposto che siamo in grado di valutare tutti gli argomenti entrando nel merito, abbiamo proposte da vendere – a differenza dell’Agenzia che per farne una, modello “copia incolla”, di quelle insufficienti già viste in passato è arrivata a novembre per convocarci – e siamo capaci di dire si o no senza alcuna paura o reticenza.
Dopo questo “simpatico” scambio di vedute, poiché la richiesta unitaria aveva carattere pregiudiziale, la riunione è stata aggiornata a data da destinarsi.
In tutta questa vicenda, ciò che è davvero incomprensibile è l’incapacità o la mancanza di volontà dell’Agenzia di cogliere le esigenze dei lavoratori, di dare loro risposte e poi pretendere di continuare a “tessere la propria tela” come se nulla fosse.
La vicenda della riorganizzazione, che impatterà fortemente sui lavoratori centrali e su tutti i lavoratori della periferia, visto che l’Audit cambierebbe articolazione per la seconda volta in tre anni, è emblematica ma costituisce solo la punta dell’iceberg. Il vero problema – comunque connesso anche con la riorganizzazione – resta la scarsa attenzione per i lavoratori nei loro bisogni quotidiani.
Una direzione appena nata quale quella del Coordinamento generale, soppiantata dalla nuova Direzione Centrale Coordinamento normativo e il ritorno alle articolazioni regionali della D.C. Audit costituiscono, di fatto, il ritorno al recente passato organizzativo e dimostra quanto poco lungimiranti siano le strategie di Agenzia. Stessa cosa dicasi del contenzioso del lavoro che trasmigra verso Affari Legali, dopo pochi anni dalla recente modifica strutturale.
Non ci fa affatto piacere essere gli ultimi a sapere come l’Agenzia cambierà pelle e restiamo convinti che il dialogo con il sindacato debba avvenire prima di prendere le decisioni anziché dopo che queste siano prese o addirittura dopo dieci giorni dal loro passaggio in Comitato di Gestione; tutto ciò sarebbe il problema minore se il resto dei problemi fossero risolti o almeno affrontati dalla Divisione Risorse.
Purtroppo, dobbiamo registrare che non è così, in parte a causa dell’organizzazione stessa che si è data l’Agenzia, piena di strutture duplicate che però si scontrano con il collo d’imbuto costituito dal vertice della Divisione, chiunque esso sia; in parte, è inutile negarlo, perché attualmente chi è chiamato ad interpretare questo ruolo non lo fa con attenzione ai bisogni dei lavoratori, e questo è un ulteriore problema.
Il risultato è che non si riescono a risolvere i problemi più elementari delle persone e nemmeno quelli strategici per carenza di capacità decisionale. Speravamo che la nomina del nuovo direttore centrale del personale portasse a uno snellimento del percorso decisionale ma ci accorgiamo, invece, che lo ha solo aggravato prevedendo, di fatto, un passaggio in più.
Tra le altre cose, mentre ci si trincera dietro possibili interventi della Corte dei Conti per negare ai lavoratori i buoni pasto o altri diritti connessi allo smart working, ci si permette una superfetazione della Divisione Risorse, con posizioni apicali che non governano personale, senza preoccuparsi minimamente delle spese.
In tutto questo, ci sono voluti mesi per decidere di portare al tavolo il piano assunzionale, che contiene anche i passaggi d’area, pronto da mesi. Stesso discorso per il telelavoro, della mobilità non parliamo nemmeno e, ripetiamo, i problemi che portiamo quotidianamente all’attenzione dell’Agenzia giacciono per mesi senza risposta alcuna per l’evidente incapacità della struttura di vertice di risolvere alcunché.
Deve però essere chiaro al vertice dell’amministrazione – e lo abbiamo ribadito ieri – che senza il personale la stessa Agenzia delle Entrate non esisterebbe e che se le lavoratrici ed i lavoratori non otterranno le soddisfazioni che meritano l’Agenzia si ritroverà (cosa che in larga parte sta già succedendo) con personale demotivato e poco reattivo alle esigenze della nazione.
Questi sono problemi strategici che non è possibile in alcun modo risolvere se non con il più alto vertice dell’Agenzia. Speriamo che l’Avvocato Ruffini se ne renda conto e si decida, in tempi brevi, a prendere in mano, con convinzione, il dossier che riguarda la parte più importante dell’Agenzia, i suoi lavoratori; se invece continuerà a dimostrare di tenere a loro quanto alle sedie o ai computer, allora e reagiremo di conseguenza!
Roma, 13 novembre 2020
FP CGIL
Gamberini
CISL FP
De Rosa-De Caro
UIL PA
Cavallaro
FLP
Patricelli
CONFSAL/UNSA
Sempreboni