Chiesti dati sui risparmi di gestione e un confronto strategico sul modello organizzativo.
È iniziato oggi il confronto sulle posizioni organizzative ex-articoli 17 e 18 del CCNI. Ma, come scritto nel Comunicato Unitario del 29 ottobre, non abbiamo dimenticato le questioni relative ai diritti connessi con lo smart working né il fatto che, a distanza di quasi un anno dal raggiungimento degli obiettivi, non si ha nessuna notizia dei fondi che ci spettano come salario accessorio 2019.
In apertura, abbiamo tutti dovuto assistere al teatrino di una sigla sindacale che, nel goffo tentativo di buttarla “in caciara”, ha preferito attaccare le altre Organizzazioni sindacali invece della controparte. Anche stavolta non si sono smentiti e, dopo aver posto una pregiudiziale, rifiutata dall’amministrazione, non sono stati capaci di essere conseguenti e sono rimasti al tavolo con le orecchie abbassate.
In merito agli articoli 17 e 18 l’Agenzia ci ha presentato sempre lo stesso documento – con qualche leggera modifica – contenente le modalità di conferimento delle posizioni, senza affrontare nessuno dei nodi organizzativi chiesti unitariamente ad aprile scorso.
Per questo abbiamo affermato per l’ennesima volta che intendiamo affrontare una discussione a tutto campo su modello organizzativo, salario accessorio e strategie complessive dell’Agenzia. Non è in alcun modo possibile pensare di trattare le questioni strategiche e complesse con la “tattica del carciofo”, affrontandole a spizzichi e bocconi e tenendo celati ai lavoratori e ai loro rappresentanti il disegno complessivo.
Prima di arrivare alle posizioni organizzative, pretendiamo di sapere come queste si inseriscono nel modello organizzativo complessivo, che è cambiato radicalmente da due anni a questa parte: entrate e territorio, infatti, hanno iniziato l’integrazione e le POER hanno preso il posto di alcune delle vecchie posizioni ex-articolo 17. E prima di affrontare le modalità di selezione vogliamo discutere sul ruolo dei capi team: figure tecniche, manageriali, di coordinamento? Al momento sono nodi da sciogliere.
Come è ovvio, non ci siamo scordati della nostra vertenza unitaria e abbiamo chiesto con decisione che ci venga detto – da qui alla prossima riunione – a che punto è lo stanziamento dei fondi per l’anno 2019, che si affronti la quantificazione dei risparmi di gestione tra buoni pasto, missioni e utenze e che si apra un confronto serio su come usarli per compensare i lavoratori che hanno subito decurtazioni del salario a causa della mancanza dei buoni pasto e hanno dovuto spendere soldi per le dotazioni informatiche e le utenze private.
Allo stesso modo, abbiamo contestato la mancanza di comunicazione sulle modifiche organizzative riguardanti l’Audit e di altre strutture degli Uffici Centrali, approvate la scorsa settimana in Comitato di Gestione e rispetto alle quali non sappiamo nulla.
Infine, abbiamo stigmatizzato il comportamento dell’Agenzia che a parole dice di essere disponibile a pagare i buoni pasto e nei fatti scrive – per mezzo del Direttore Centrale Amministrazione – alle direzioni regionali di rescindere parzialmente i contratti con i fornitori dei buoni pasto perché questi non verranno pagati al personale in smart working.
Insomma, deve essere chiaro all’Agenzia che i problemi si affrontano nella loro complessità e nella loro interezza e che senza soldi per ristorare i lavoratori – che stanno dando l’anima e che saranno chiamati a un ulteriore sforzo per la liquidazione dei contributi a fondo perduto per il Covid – non si cantano messe e difficilmente si chiudono accordi sindacali.
Questo si chiama fare sindacato, le sceneggiate fini a sé stesse le lasciamo ad altri. Roma, 3 novembre 2020
FP CGIL
Gamberini
CISL FP
De Rosa
UIL PA
Cavallaro
CONFSAL/UNSA
Sempreboni
FLP
Patricelli